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Corte dei Conti: Rendiconto generale dello Stato esercizio finanziario 2003 - MIUR

La Corte dei Conti nella relazione sul rediconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2003 presenta le sue osservazioni sull'attività finanziaria e contabile del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Tra i diversi "indicatori di impatto" sul sistema scuola le osservazione della Corte mettono in evidenza il tasso di precariato e il tasso di integrazione scolastica degli alunni disabili e stranieri.


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Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
(Sintesi)

Nel settore dell’istruzione è proseguita la realizzazione del complesso processo di riforma del sistema educativo con il completamento dell’autonomia scolastica e con il riordino degli organi centrali e periferici dell’Amministrazione. Si attende, invece, l’adeguamento del modello organizzativo alle competenze in materia di istruzione e di formazione professionale spettanti alle Regioni, alle Province ed ai Comuni in attuazione dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3.

Sotto il profilo normativo si segnalano le leggi n. 53 e n. 186 del 2003 (quest’ultima relativa allo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica) e alcune disposizioni di razionalizzazione della spesa per l’istruzione contenute nelle leggi finanziarie.

Per quanto riguarda l’auditing finanziario-contabile, gli elementi di maggiore rilevanza nel consuntivo del Ministero sono costituiti dai ricorrenti fenomeni di eccedenze di pagamento su diversi capitoli di spesa, riguardanti retribuzioni al personale scolastico, e si connettono a non puntuali previsioni di bilancio.

L’obiettivo posto dalla legge finanziaria per il 2000 di riduzione di posti dell’organico di fatto non è stato interamente conseguito e non vi è quindi stata la prevista riduzione di spesa: situazione che conferma la scarsa affidabilità di forme di copertura degli oneri contrattuali, come quelle relative al comparto della scuola per il quadriennio 2002-2005 basate su riduzioni di posti di personale supplente, e consiglia di rivedere i meccanismi che ne consentono la determinazione.

La scuola italiana non dispone di un sistema organico e compiuto di valutazione e di misurazione che permetta di verificarne compiutamente gli aspetti qualitativi, l’efficacia della sua azione complessiva, la “produttività” dei suoi interventi formativi.

La dispersione scolastica (ripetenza, ritardo, abbandono, saltuarietà di frequenza, non frequenza scolastica) denota la carenza di regolarità che, invece, è condizione necessaria per conseguire esiti positivi da parte degli alunni.

E’ aumentato nel 2003 il numero complessivo del personale a tempo determinato dell’Amministrazione scolastica, con un consistente incremento del precariato a seguito dei ritardi nelle immissioni in ruolo del personale neoassunto, ed è cresciuto il numero degli alunni disabili inseriti, dalla scuola materna alla scuola secondaria di II grado.

Il sistema informativo istruzione, già obsoleto - a seguito di vicende contrattuali non ancora definite con negativi riflessi, anche in termini di oneri finanziari aggiuntivi, sulla ordinata gestione del sistema stesso -, è caratterizzato da una perdurante situazione di precarietà in forza della quale a tutt’oggi non vi è un gestore “certo” in grado di garantire la realizzazione per il periodo 2004-2006 dei previsti progetti formativi, informatici e didattici.

L’anno 2003, diversamente dai precedenti, non ha visto nuove modifiche ordinamentali e organizzative ai sistemi dell’istruzione superiore e della ricerca.

Dall’esame del rendiconto emerge un’insufficienza delle risorse assegnate all’istruzione superiore e alla ricerca: il Ministero, infatti, nel 2003 ha potuto sostenere l’azione delle università e della ricerca con il 2,3 per cento della spesa finale dello Stato – 10.643 milioni di euro -, misura che non consente di raggiungere nel 2010 l’obiettivo del 3 per cento del PIL, indicato dal Consiglio Europeo di Barcellona nel marzo 2002.

Aspetti che meritano una valutazione positiva sono i risultati assicurati dai programmi di ricerca di interesse nazionale – PRIN – e dal fondo per gli investimenti nella ricerca di base – FIRB, le cui rispettive dotazioni sono state nel 2003 di 127 e 208 milioni.

E’ apprezzabile l’intento di una riforma del finanziamento ordinario delle università. La Corte raccomanda, al riguardo, che il nuovo sistema di provvista permetta la conoscibilità del quadro finanziario complessivo e dei servizi resi dalle singole istituzioni universitarie e sia strettamente collegato agli esiti di una valutazione dei servizi caratterizzata da indipendenza.

Nell’immediato è necessario l’impegno di ogni istituzione universitaria, della CRUI, del MIUR, del MEF e dell’ISTAT perché si dia finalmente, dopo quindici anni, attuazione alla legge che impone l’omogenea redazione dei conti consuntivi degli atenei, al fine di ottenere il quadro del sistema e di concorrere, su basi di affidabilità, alla costruzione del conto delle pubbliche amministrazioni.

Con riferimento agli enti di ricerca, oggetto negli anni scorsi di ripetuti riordinamenti, non si registrano miglioramenti nel loro funzionamento e nelle attività dai medesimi dispiegate.

Fonti:

Corte dei Conti: Rendiconto generale dello Stato esercizio finanziario 2003 - Sintesi (Volume II) Risultati della gestione finanziaria e
dell’attività amministrativa
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Corte dei Conti: Corte dei conti - Giudizio di parificazione del Rendiconto generale dello Stato relativo all'esercizio finanziario 2003 - vedi Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2003 (Volume II Tomo II)